In molti pensano che il l termine “tutor” sia anglosassone.
In realtà esso deriva dal verbo latino “tutari”, che significa “proteggere”.
Proteggere chi ha bisogno di una voce che lo sorregga nel porre le sue domande secondo una “diversa” modalità, chi ha bisogno dire ciò in cui crede attraverso altri canali e codici.
A questo proposito, cambiano le regole del gioco in riferimento alle qualifiche e ai requisiti necessari per abilitarsi al sostegno.
Il MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sta per immettere in ruolo 6.446 docenti per il nuovo sostegno in tutte le scuole italiane. Il nuovo “Insegnante di sostegno”, previsto dalla normativa, sarà però un Tutor.
E mentre viene denunciata la corsa dei docenti in Romania (approfondimenti su http://societaoffshore.org/romania) per conseguire l’abilitazione al sostegno in un solo fine settimana, la proposta prevede una formazione professionale specifica per il “nuovo” sostegno nelle scuole.
Tale formazione non sarà più una semplice qualifica didattica su una materia d’insegnamento del proprio curriculum, ma mirerà a fornire una formazione specifica nell’ambito del sostegno, affrontandolo da un punto di vista scientifico e paramedico.
Un percorso universitario specialistico, mirato a formare in modo idoneo e approfondito la nuova figura del tutor. Esso dovrà seguire, nel suo delicato percorso scolastico, lo studente disabile.
La vecchia figura dell’insegnante di sostegno è, quindi, destinata a sparire.
Questa rivoluzione metodologica, e non solo, non interesserà i soli docenti ma coinvolgerà tutto il personale scolastico che dovrà frequentare nuovi corsi di aggiornamento specifici.
Detto ciò, l’1 dicembre ci sarà comunque il concorso previsto della scuola. Ad esso potranno partecipare solo i docenti già abilitati.
Saranno previste e introdotte prove specifiche per il sostegno. Conclusosi il concorso entrerà in vigore il nuovo sistema di reclutamento, che seguirà le nuove regole ministeriali.
Una nuova classe di concorso, insomma, che riparte da zero per quanto riguarda i percorsi di studio e la selezione.
Non si sono fatte attendere le voci contrarie a questa novità.
Parliamo delle associazioni e dei sindacati che si dicono fortemente sfavorevoli alla “medicalizzazione” del docente scolastico, sostenendo che non è certo la figura di cui oggi la scuola, che si vuole inclusiva, necessita.