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Alcatraz, l’infernale isola dei misteri

by Laura C.
Alcatraz è nota non solo per essere un’isola situata nella Baia di San Francisco, ma è ancora più conosciuta per aver ospitato dal 1934 al 1963 l’omonimo penitenziario, carcere di massima sicurezza di alto livello; nota in passato come “La Isla de los Alcatraces” (l’isola delle sule), utilizzata inizialmente come “sede” di un faro e in seguito come carcere militare, venne designata come luogo perfetto per la detenzione sia per le correnti nella baia che avrebbero dovuto impedire la fuga di chiunque, sia per l’adeguamento interno, considerato il migliore per ospitare i prigionieri che avevano creato problemi in ogni altra prigione.

Le cronache raccontano che ben 36 prigionieri tentarono la fuga, 2 addirittura ci provarono 2 volte; 23 furono riacciuffati, 6 furono uccisi nel tentativo di cattura, 2 annegarono, 5 scomparvero ma furono segnalati come presunti annegati (3 di questi rimangono tuttavia sulla lista dei ricercati, i loro corpi non furono mai trovati, mentre alcune loro cartoline natalizie e fotografie scattate con un amico sono state inviate e scattate anni dopo la fuga).

Proprio la fuga dei 3 che ancora oggi sono ricercati, considerata come una delle più intricate mai avvenute, studiata in ogni particolare, pensata e realizzata con pazienza per lungo tempo, è alla base dell’opera cinematografica “Fuga da Alcatraz” con Clint Eastwood, Fred Ward, e Jack Thibeau.

Caratterizzato da piccole celle in cui mancava la privacy, vedeva gli afro-americani segregati per paura di azioni razziste, tutto era scandito da orari e tempi definiti in maniera rigida, fino al 1950 regnò il codice del silenzio (da quell’anno si poté parlare ma senza gridare) e, al suo interno, la detenzione a volte si trasformava in periodi di punizione brutale e disumana per chi non rispettava le regole; non a caso i detenuti presero a chiamare il penitenziario “Hellcatraz” dove in “The Hole” i prigionieri venivano picchiati, torturati, tenuti al buio e al freddo con indosso solo la biancheria intima mentre i carcerieri sputavano su di loro o lanciavano sui loro corpi urina e feci mentre, in “Strip Cell”, si ritrovavano nudi in una stanza con un solo buco per i bisogni corporali. In alcuni casi venivano incatenati e tenuti a pane e acqua per più e più giorni, senza possibilità di uscire se non per 10 minuti d’aria.

I detenuti potevano prendere in prestito i libri della biblioteca, il prigioniero medio leggeva 75-100 libri all’anno oppure era possibile dedicarsi allo studio di uno strumento musicale, Al Capone, uno dei più famosi detenuti, si dilettò con il banjo.

Non erano infrequenti i suicidi (il primo suicida fu Edward Wutke che si recise la giugulare con la lama di un temperamatite) e gli omicidi; oggi, proprio per la brutalità dell’ambiente, le pene, la paura, il terrore e la dannazione che vi regnarono, Alcatraz è considerato come uno dei luoghi più infestati d’America.

Mark Twain lo definisce in questo modo: “The coldest winter I ever spent was a summer in San Francisco”, “l’inverno più freddo che ho trascorso, è stata un’estate in San Francisco”, per indicare come sia un luogo dall’aria fredda come l’inverno, anche in estate.

Chi la visita sente un’aria pesante, carica di angoscia e paura ma anche di terrore e cupa rassegnazione; ancor prima della chiusura, le guardie sostenevano di sentire pianti e gemiti provenire da celle vuote mentre nei corridoi si passava attraverso punti che improvvisamente diventavano freddi oppure venivano invasi da una puzza insopportabile.

Terrificanti occhi rossi inseguivano le guardie ma furono anche viste da un uomo rinchiuso in una cella; urlò di paura e terrore ma le guardie non vi prestarono attenzione tuttavia, il mattino seguente, venne ritrovato morto, con segni di dita attorno al collo e, le analisi, dimostrarono che non si trattava di suicidio.

Molte figure apparvero ai visitatori e tutt’ora si sentono sbattere le porte delle celle, urla, lamenti, mentre pare che chi entri nella cella 12D, sperimenti la spiacevole sensazione di sentire qualcuno che stringe le dita attorno al collo; la cella 14D è inspiegabilmente sempre gelida, anche in estate, mentre dalle docce, dove Al Capone era solito suonare il banjo, si ode proprio provenire il suono di questo strumento.

 

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