Home Attualità L’avvio della dittatura e l’incontro con Mussolini

L’avvio della dittatura e l’incontro con Mussolini

by Laura C.

Con il passare del tempo le mire di Hitler erano sempre più alte, la sua ispirazione era Mussolini che bramava incontrare.

Dopo aver iniziato l’opera di dissuasione dei militari, Hitler si rivolse agli operai, promettendo loro di abolire la vecchia borghesia egoista e incapace di agire.

Cercò così di migliorare le possibilità di ascesa della classe lavoratrice e di quella svantaggiata, paventando possibili enormi guadagni. Per far questo dovette però reperire un consistente prestito finanziario, ottenuto, di fatto proprio “imbrogliando” gli operai.

Per giungere al potere, avvalendosi di alcuni documenti, accusò i comunisti di preparare un colpo di Stato, mirare a sovvertire le istituzioni e ordire un piano per sconvolgere l’ordine pubblico.

La sera del 27 febbraio 1933, il Reichstag prese fuoco e questo avvenimento, venne immediatamente utilizzato per incolpare e incriminare chi avesse una fede politica comunista.

In realtà fu proprio il capitano delle SA a spargere la benzina, cercando poi chi potesse appiccare il fuoco, in modo da non far ricadere la colpa sui nazisti.

La fortuna volle che in quel periodo, un giovane muratore comunista si trovasse nelle mani della polizia e da lì, il passo fu breve.

Hitler ebbe così l’occasione di liberarsi dei suoi nemici politici. Ogni funzionario del partito comunista doveva essere fucilato sul posto e ogni deputato impiccato quella notte stessa, anche in assenza di prove.

Questa situazione aveva spinto Hitler in una condizione di gioia assoluta.

La lista delle persone da eliminare era pronta già da tempo, l’incendio offriva lo spunto per passare all’esecuzione. Hindenburg, credette a Hitler e firmò il decreto “Contro il tradimento ai danni del popolo tedesco e gli atti di alto tradimento”. Con questo documento si sospendevano i diritti civili, si allargavano i casi di applicazione della pena di morte e si limitava l’autonomia dei governi regionali.

La delinquenza diveniva manovra politica e infatti, gli “atti”, non furono altro che dichiarazioni e azioni delinquenziali, al di fuori di ogni moralità. Nessuno si poteva opporre a Hitler mentre, chiunque, poteva essere arrestato SENZA giustificazione e, tenuto in prigione SENZA limiti di tempo.

Il decreto, ammetteva inoltre la tortura psicologica per ottenere confessioni, la limitazione della proprietà privata e la facoltà di perquisizione senza mandato: da questo momento iniziava la dittatura.

Il 21 marzo 1933, con una solenne cerimonia, nacque il Terzo Reich; Hitler fece capire che non sarebbe mai indietreggiato e lo Stato avrebbe dovuto sostenerlo attribuendogli pieni poteri.

Il Parlamento tedesco finì così per consegnarsi nelle mani di chi lo privava di ogni autorità mentre si assumeva il compito di emanare leggi e modificare la Costituzione.

In questo modo Adolf non avrebbe più avuto bisogno dei deputati e definì questa sua azione “rivoluzione legale” rendendo, di fatto, inutili anche le elezioni.

Se però il Fuhrer seguiva una via legale promulgando nuove leggi, molti altri capi nazisti ricorrevano a metodi più sbrigativi e violenti.

Hitler emanava leggi razziali e, per alleggerire la tensione che si era creata, nel giorno del 1° maggio, proclamò la “Festa del Lavoro Nazionale”. La nuova festa sostituì la tradizionale festa dei lavoratori.

La loro tutela sarebbe dovuta avvenire attraverso un sindacato nominato Fronte Tedesco del Lavoro.

Tuttavia venne emessa una legge che aboliva i contratti di lavoro collettivi e istituiva la figura dei “fiduciari” governativi.

A loro era affidato il compito di sventare ogni tentativo di astensione dal lavoro, e assicurare il mantenimento dell’ordine nelle fabbriche. In aggiunta si aboliva in diritto di sciopero.

In seguito all’approvazione del decreto “Per l’eliminazione dello stato di bisogno del popolo e del Reich”, il Parlamento perse definitivamente il compito di emanare leggi e mutare la Costituzione.

Il Cancelliere doveva redigere i testi di legge mentre il capo del Governo doveva discuterli con gli Stati esteri. La legge durava complessivamente 4 anni: il tempo sufficiente a Hitler per arrivare a governare senza opposizioni e diventare dittatore a tutti gli effetti.

Il 19 giugno si giunse così alla soppressione di tutti i partiti tedeschi tranne quello nazista. Hitler, poté intraprendere la via del riarmo, sostenuto da Mussolini, suo maestro in dittatura e ispiratore del nazismo.

Il 14 giugno 1934 avvenne l’incontro tra i 2 dittatori che riuscì male a causa della calda stagione e, la diversità linguistica non contribuì certo favorire la buona riuscita dell’incontro.

Mussolini rimase spiacevolmente impressionato da Hitler (monotono fino all’inverosimile) che non lo lasciò neppure parlare del problema che gli stava a cuore: l’indipendenza austriaca.

Mussolini lo giudicò violento, incapace di controllarsi, più testardo che intelligente, “pazzo pericoloso”, “orribile degenerato sessuale”.

I due erano l’uno l’opposto dell’altro e l’unica cosa che avevano in comune era l’intento di conservare il potere a ogni costo.

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