Home Tempo libero Buried-Sepolto, la tafofobia sul grande schermo

Buried-Sepolto, la tafofobia sul grande schermo

by Laura C.

Intenso e drammatico, claustrofobico e spiazzante, Buried – Sepolto, opera firmata da Rodrigo Cortés, è la concretizzazione dell’incubo di essere sepolti vivi.

Il terrore di essere racchiusi da una bara o qualsiasi cosa non permetta di muoversi, in attesa di una morte che potrà avvenire in maniera lenta e inesorabile o di una salvezza insperata ma attesa.

Un respiro, l’ansimare nel buio inquieta e opprime.

Cosa nasconde il nero della pellicola di tanto drammatico da non permettere la visione ma lasciare che si possa udire solo l’alito di vita di un unico personaggio?

Allo spettatore basta il tempo delle domande per rendersi conto dell’amara verità, un uomo è rinchiuso in una bara ma è vivo, ed è stato sotterrato.

Buried – Sepolto

Paul Conroy  è il suo nome, un camionista che al suo risveglio è costretto a constatare la situazione.

Nella bara, gli sono stati lasciati alcuni oggetti, un accendino, una matita, un cellulare.

Da questo momento proprio il cellulare diventa  l’unico collegamento con il mondo esterno, il modo per cercare di far sapere ciò che è accaduto, per sentire, forse per l’ultima volta, gli affetti di una vita, è il ponte con chi lo ha messo in quella situazione.

Lavorando presso un’azienda americana dislocata in Iraq è stato vittima di un attacco terroristico e quel telefono, maledetto e benedetto, gli consente di trattare, cercare una via d’uscita dal terrore che lo attanaglia.

Empatia e ansia tengono incollati allo schermo  facendo scorrere in maniera rapida e ritmata una pellicola che, all’inizio tende a faticare a catturare l’attenzione.

Tutta l’azione si svolge all’interno della bara e qui, tramite il telefono, vari sono i personaggi che intrecciano le loro vite con quelle di Paul. Non solo il terrorista che chiede un riscatto, un video da postare su internet e che gli mostra la fine che farà se non obbedirà.

La disperazione nel vedere morire  una prigioniera come lui lo indurrà a prendere la decisione definitiva e collaborare con il suo aguzzino, arrivando a farsi del male per mostrare al mondo quello che accade tra quelle assi di legno.

Nella sua lotta contro il tempo si trova a lottare anche contro un serpente che si insinua nella cassa, il suo unico contatto, l’unica compagnia reale, il pericolo che rischia di minare, più di quanto non lo sia già, la sua sopravvivenza.

A peggiorare la situazioni ci si mettono alcuni bombardamenti esterni che incrinano le assi della cassa e danno il via a un lento e  continuo flusso di sabbia che rischia di riempire lo spazio già angusto.

Per chi ancora non trovasse sufficientemente drammatico tutto quello che accade, un nuovo colpo di scena getta ancor più nello sconforto un Paul già sufficientemente provato.

Un legale, attraverso una chiamata, attraverso un giro di parole, lo porta a sostenere che può essere liberamente liquidato dalla società presso cui lavora e, conseguentemente, né la moglie, nè gli eredi avranno il sostegno economico che sarebbe loro spettato.

In un crescendo di paranoia e disperazione il film si avvia verso un finale, se possibile, ancora più drammatico e assurdo.

Il finale

Se non volete conoscere il finale vi consiglio di evitare le prossime righe.

Finalmente chi si sta occupando del suo caso sostiene di aver catturato il rapitore e aver avuto notizia della località in cui è stato sepolto, a breve quindi troverà la libertà. Non gli resta che aspettare.

Sollevato per la notizia, anche se impaurito della quantità di sabbia che orma rischia realmente di soffocarlo, avverte la moglie che l’incubo è quasi finito e alcuni soldati sono in arrivo per toglierlo di lì.

Al telefono vivono insieme ancora alcuni attimi di prigionia e paura, speranzosi della vita che di lì a poco riprenderà il suo corso.

Con il naso incollato alla parte superiore della bara, l’unica ancora non coperta dalla sabbia, si intrattiene con i salvatori incitandoli a fare in fretta. Ma il colpo di scena lascia storditi e impotenti.

Raggiunta la bara e aperta, si scopre che il sepolto indicato dal rapitore non è lui… e l’esercito non ha perciò idea di dove sia.

Ma non conta più nulla.

Ormai è tardi, nessuno potrà salvarlo da quella sabbia fine che in pochi attimi gli concederà una morte temuta e desiderata per fuggire dall’angoscia di una situazione insostenibile.

Cosa pensiamo di Buried

Un film claustrofobico girato totalmente in una bara, nessuna scena esterna, nessun altro attore rispetto al bravo Ryan Reynolds che interpreta Paul.

Nessun diversivo, solo una bara, una sola persona da fissare per 94 minuti di pura follia e tensione.

Spezzano lo strazio e la tensione piccoli attimi di speranza, conversazioni che hanno il gusto della quotidianità o momenti di rabbia che scaricano l’adrenalina per qualche attimo, prima che di nuovo l’ansia torni ad attanagliare la gola.

Un’attesa snervante accompagna lo spettatore. Rispetto ad altre  pellicole dello stesso genere (127 ore, per fare un esempio), non ci sono flashback, inquadrature che lascino vagare lo sguardo oltre  al protagonista sul cui sfondo non compaiono altro che assi di legno.

Fino al termine lascia sempre accesa la speranza del salvataggio.

Questo, è tutto ciò che consente di guardare impotenti un uomo che lotta per la vita, dimenandosi, lasciandosi andare a qualche comprensibile momento di isteria ma, soprattutto, cercando di lottare per salvarsi da una sorte causata da colpe non sue.

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7 commenti

farfalla 29 Ottobre 2012 - 13:29

un genere che non mi appartiene…ma ci hai regalato una bellissima recensione…brava

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Duran63 29 Ottobre 2012 - 15:17

Maria Stuarda che ansia. Mi guardo bene da scegliere un film del genere..

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Anonimo 29 Ottobre 2012 - 18:38

più angosciante della metamorfosi di kafka… molto più angosciante…
monca c,

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Luke 29 Ottobre 2012 - 23:10

mi piace :)

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Laura 30 Ottobre 2012 - 21:16

@Stefania, anche io non avrei mai pensato di riuscire a guardarlo… invece non solo l'ho fatto ma mi è anche piaciuto :D
@Duran63, si, in effetti è molto ansiogeno :-)
Monica, molto, molto, molto angosciante… ;-)
@Luke, non posso che concordare, piace anche a me :-)

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Lavia 30 Ottobre 2012 - 21:35

Che ansia… non riesco ad approcciarlo nemmeno come pensiero .. il film poi ..

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Laura 4 Novembre 2012 - 11:11

Ma no, è meno peggio di quel che sembra; anche io ero in ansia prima di vederlo, pensavo che non ce l'avrei fatta :-)

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