In seguito, si premurò di attaccare frontalmente e personalmente Churchill, deridendolo per le sue caratteristiche fisiche e accusandolo di bombardare di notte le popolazioni del Reich; nonostante ciò, alla fine il Fuhrer rinunciò al suo piano d’invasione, rendendosi conto dell’estrema difficoltà dell’azione.
Altrove, in Grecia e Africa, nonostante gli interventi italiani, i carri armati tedeschi riportavano grandi vittorie sugli inglesi; il Duce non doveva prendere iniziative ma seguire le istruzioni di Hitler e, nell’ottica di una continua collaborazione, i due amici-nemici, rinnovarono l’alleanza con un patto tripartito Roma-Berlino-Tokio.
A Hitler mancava però il sostegno della Spagna che considerava come un ‘immensa portaerei e, la sua assenza nel conflitto causava problemi agli eserciti che non riuscivano a mettere in atto un attacco diretto alla Gran Bretagna. Come se non bastasse non si riuscivano a trovare cobelligeranti nella guerra contro questa nazione.
Solo a dicembre rivelò i suoi piani contro l’Unione Sovietica, nazione da abbattere prima di pensare all’Inghilterra.
La sua proposta era una guerra lampo, certo della vittoria… secondo lui gli slavi appartenevano a una razza inferiore, batterli sarebbe stato semplice. Il suo piano d’attacco prendeva il nome di “Operazione Barbarossa” e si proponeva di utilizzare qualsiasi mezzo che portasse al massacro: doveva essere una guerra totale.
L’ordine era distruggere Mosca e Leningrado poi portare milioni di russi a morire di fame per decimare la nazione; non ci doveva essere spazio per la pietà, anche i commissari politici dovevano essere trucidati, era una guerra ideologica e razziale, una lotta per la vita e la morte contro il bolscevismo e gli Ebrei.
La questione “Inghilterra” era però ancora aperta e, chi tentò di portarla a termine fu Hess, delfino e amico del Fuhrer che, all’insaputa del dittatore, volò in Scozia proponendo un piano di pace che avrebbe salvato l’Inghilterra evitandole di finire stritolata in una morsa terribile che l’avrebbe condotta alla fame.
Hess era convinto che Churchill e i suoi uomini fossero il vero ostacolo alla pace nel mondo e la sua idea era quella di far capire al popolo quanto folli fossero i loro governanti; questo piano avrebbe anche permesso alla Germania di combattere ala Russia senza che nessuno si frapponesse.
In questo clima, nella notte tra il 21 e il 22 giugno 1941 venne sferrato l’attacco all’Unione Sovietica.
La fulmineità con cui era partita l’offensiva e l’ostinata convinzione di Stalin nel ritenere impossibile una possibile occupazione determinarono nelle prime settimane di guerra, una travolgente serie di vittorie tedesche.
Decisi a non farsi travolgere, i Russi firmarono un patto con l’Inghilterra e, avvalendosi anche del fattore climatico, approfittarono del rigido inverno che stava piegando le truppe tedesche; mentre la Germania arretrava e il Giappone attaccava gli Stati Uniti (a cui di fatto non era però stata dichiarata guerra), migliaia di polacchi venivano assassinati con l’utilizzo di gas.
Convinti di essere adibiti a qualche lavoro venivano fatti salire su un camioncino Diesel e uccisi con il gas di scappamento del motore; anche le prime eliminazioni di Ebrei in clinica erano già avvenute e questo, perché Hitler iniziava a rendersi conto del destino fallimentare della campagna di Russia.
A peggiorare il tutto, si aggiungeva l’11 dicembre, la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti che trasformava il conflitto in una guerra mondiale.
Il giorno seguente, con il decreto “Notte e nebbia”, venne introdotta la pena di morte con deportazione di coloro che avessero compiuto crimini contro il Reich e le sue forze d’occupazione.
In seguito alla deportazione, gli uomini venivano portati in campo di concentramento dove subivano torture e venivano soppressi senza pietà oppure, convogliati nelle fabbriche tedesche e sottoposti a massacranti turni di lavoro forzato. Ad Auschwitz venivano sterminati milioni di uomini, donne e bambini di cui venivano utilizzati gli abiti, le ossa, i denti e persino i capelli.
All’epoca si ignorava che accanto alla Germania, tutti i paesi occupati (compresa l’Italia, con, per fare un paio di esempi, Fossoli e Bolzano), erano un unico tessuto di campi di schiavi. L’industria tedesca era perciò indissolubilmente legata all’amministrazione del Lager e le autorità naziste non facevano segreto del fatto che in seguito alla vittoria dell’Asse, questi campi di sterminio sarebbero stati perfezionati.
Hitler era indispettito del fatto che più terre venivano conquistate, più Ebrei venivano scoperti e, la rabbia cieca lo portava ad affermare con sempre più forza la necessità di sterminarli uno per uno.
Sarebbe stata la realizzazione del nazismo: la consacrazione del privilegio (verso i tedeschi), l’instaurazione definitiva della non-uguaglianza e della non-libertà.
Nel frattempo, la controffensiva sovietica riscuoteva successo e, l’assunzione del comando da parte di Hitler non sortì nessun effetto positivo; le condizioni della Germania peggioravano sempre più e il Fuhrer era sempre più confusionario: era giunto al declino, irascibile fino all’inverosimile, debole, sofferente a causa di nausea e brividi, vittima di improvvisi cedimenti sentimentali e soggetto a scoppi d’ira.
Mentre gli Stati Uniti raccoglievano vittorie e si avvalevano dell’alleanza delle Nazioni Unite cui avevano aderito 26 paesi antinazisti, il tripartito era in difficoltà e il popolo tedesco iniziava a nutrire dubbi sul dittatore.
Tra i gruppi di oppositori c’era chi meditava di eliminarlo e, non a caso, furono messi in atto 2 tentativi di omicidio.