Voi conoscete i nomi dei versi degli animali?
Quasi tutti conoscono i versi degli animali più noti; è troppo facile ricordare che la pecora bela (come la capra), l’elefante barrisce, il topo squittisce, l’oca starnazza (come l’anatra) e la rana gracida.
Ma…
C’è chi ruglia e chi ziga…
Quale animale ruglia? Si, avete capito bene, non raglia come l’asino e il mulo, ma ruglia: si tratta dell’orso. Non è un caso che il significato del termine sia riferito a un brontolio sordo, cupo e minaccioso.
Non solo, analizzando l’origine della parola, sembra che derivi da ruggire, incrociato con mugghiare. A volte viene anche associato ai cani però, resta di fatto il verso dell’orso. Talvolta si utilizza riferito a persone che, in determinate circostanze e situazioni, si lasciano andare brontolando.
Può però rugliare anche il vento, un torrente, e persino lo stomaco di una persona affamata.
Sapete chi ziga? Zigare significa emettere una voce acuta, stridula, sottile, che si adatta alla perfezione al coniglio. Talvolta, anche se è molto raro, può essere utilizzato anche in riferimento alle persone come sinonimo in alternativa al verbo gridare.
Zigare non va confuso con zillare; ha pressoché lo stesso senso, di emettere un suono acuto, sottile e stridente, ma è riferito solo agli insetti. In questo caso è il verso tipico della cavalletta che, appunto, zilla.
Con la stessa assonanza troviamo anche zirlare, un suono breve, acuto e sibilante, tipico del tordo; è tipico anche del merlo e, più raramente dei topi. Spesso si utilizza il termine zirla riferito a un cacciatore che emette questo suono per attirare i tordi.
Tornando al mondo degli insetti, se la cicala frinisce, e lo fa anche il grillo, l’ape invece bombisce, e lo stesso fa il calabrone. Sinonimi di bombire sono ronzare e rimbombare; non per niente, a volte viene utilizzato per i tuoni durante i temporali, poiché emettono rumori e suoni cupi.
Parliamo ora del termine landire? La giraffa è in grado di emettere svariati suoni, da qualcosa simile a miagoli e belati quando è piccola, a simili colpi di tosse da adulta; insomma, la giraffa, landisce.
Il furetto invece potpotta; emette un suono simile a potpot, potpot, ascoltandolo sembra quindi potpottare.
Ad almeno a tre animali si riferisce il verso di bramire: alce, cervo e cammello (a volte anche l’orso); si tratta di un vero e proprio urlo bestiale. Il termine, di origine tedesca “Brammon”, significa muggire: il muggito dell’animale selvatico.
A sorpresa c’è qualcuno che brontola (a parte l’uomo); inaspettatamente, si tratta del giaguaro che mette suoni cupi e profondi. A differenza sua c’è un grosso felino che non solo non brontola, non ruggisce neppure, ma cinguetta come un uccellino. Si tratta del ghepardo che, per emettere suoni, sfrutta un osso tiroideo dalla forma particolare, lo ioide.
Parliamo ora di uccelli; anche i più noti e famigliari hanno un verso perlopiù sconosciuto.
Il tacchino che gloglotta, termine che deriva dal tipico suono che emette, un glo glo, che assomiglia un po’ anche all’acqua che gorgoglia. Il pappagallo invece ciangotta. Il termine lo si utilizza anche per chi parla male e/o emette suoni non del tutto chiari oppure per chi ha difetti di pronuncia.
Ciangottare deriva da cianciare, ma anche dal cinguettare: rondine, passero, canarino, capinera.
Andiamo avanti a scoprire i versi degli animali.
Il pavone paupula; si tratta di una parola riferita al verso che emette mentre si mira le penne, qualcosa simile a un miagolio silenzioso.
Il gufo e l’allocco invece emettono un suono che, come il pavone è solo loro: bubolano.
Tanti invece emettono lo stesso verso, stridono; lo fanno il falco, la civetta, la quaglia, il cigno e il pipistrello (anche se non è un uccello, bensì un mammifero). Si tratta di un suono acuto, lungo e penetrante.
Ma, alla fine, dopo aver visto tutti questi versi, ce ne siamo scordato uno (tra gli altri): il coccodrillo come fa?
Il coccodrillo trimbula, ma che vuol dire?
La parola pare sia stata coniata apposta per questo grosso rettile che, a dire il vero, emette due suoni, sibila e ruggisce (oltre a emettere svariati tipi di rumori); per fare felici tutti, si è scelto di tradurre il verso in “trimbula”, quasi a evocare qualcosa di mostruoso o sinistro.
3 commenti
Sarò sincera non avevo mai pensate che i versi degli animali avessero dei nomi specifici, interessante articolo. Grazie!
Eh ma che forte questo articolo! Devo confessare che molti di questi nomi di versi non li conoscevo ed è stato interessante scoprirli.
Ciao curioso e interessante il tuo post, sinceramente ne conoscevo solo un paio