Per affrontare i sentieri ci si deve recare in auto presso il parcheggio numero 8; vale la pena ricordare che a Livigno i parcheggi sono numerati, anche in considerazione del fatto che tanti sono veri e propri punti di partenza per escursioni e, in questo caso, seguendo la strada che conduce verso il Passo della Forcola si troverà il parcheggio sulla sinistra, proprio di fronte al Monte Vago, nei pressi dell’Alpe Campaccio.
Parcheggiato, si costeggia il parcheggio in direzione del Passo fino a trovare una strada sterrata che si avvia verso la vasta pianura qui presente, è l’inizio del sentiero (Numero 101) ben indicato da appositi cartelli; in questo momento ci si trova a transitare più che altro su una strada sterrata percorribile anche, in rari casi, da autovetture.
Dopo poco si giunge a un bivio, la strada da prendere è quella che va a sinistra (Numero 100-113) e che, tra le tante mete, giunge anche alla nostra: Casc’ Cheda da Val Neira. Proseguiamo sempre su un ampio e pianeggiante tracciato fino a raggiungere la Malga del Vago (dove è possibile gustare prodotti tipici, tra cui gli immancabili formaggi), la si attraversa e, seguendo le indicazioni, si procede passando su un classico sentiero.
Pochi passi e si raggiunge un piccolo ponticello costruito sulle impetuose acque che scorrono fino a valle e, di nuovo, ci si trova di fronte a un bivio; entrambi i sentieri portano alla cascata, uno sul lato sinistro e l’altro sul destro del fiume, per l’andata prendiamo il lato destro (quello più faticoso) e per il ritorno decidiamo di percorrere l’opposto, per godere appieno del paesaggio.
Da subito il sentiero comincia con uno strappo deciso, quasi da togliere il fiato, poi via via alterna tratti pianeggianti ad altri strappi, così come a livello di vegetazione è un continuo entrare e uscire da zone con piante e arbusti e aree di massima esposizione al sole (si consigliano cappello e crema solare).
Il fiume scorre impetuoso nella gola sottostante anche se, a un certo punto lo scroscio non è quasi più udibile, appare quasi un ricordo lontano, però, in certi passaggi è possibile vederlo e ammirarlo sbirciando tra le +rocce e il verde.
Il percorso è semplice, si prosegue fino a incontrare un nuovo cartello (Numero 115), che invita a proseguire verso sinistra, lasciando così il sentiero principale che procede verso altre mete.
Siamo ormai in prossimità della cascata, l’acqua si sta facendo sempre più rumorosa, anche se si è ancora in alto, il fiume ora visibile, mostra un piccolo ponticello di legno e corda; si comincia a scendere e con sorpresa ci si trova ad affrontare una serie di gradini e gradoni (di fattura umana) irregolari e, ben presto, sulla destra, si avvista la sommità della cascata.
Giunti in basso, al fiume, spostandosi a destra ci si trova ai piedi della cascata dove è possibile avvicinarsi notevolmente e godere di uno spettacolo unico, una frescura e una pace notevole… per poter riuscire a immortalare al meglio la cascata, bisogna necessariamente allontanarsi, arrivando quasi sull’altra sponda.
Rinfrescati e rifocillati, attraversando il dondolante ponticello si risale incamminandosi sulla via del ritorno.
Il percorso (Numero 114) è più agevole di quello dell’andata, prevalentemente pianeggiante, inserito in un contesto di ampie distese di verdi pianori; l’unica difficoltà, facilmente aggirabile, potrebbe essere l’incontro con qualche mucca la pascolo che potrebbe ostruire il passaggio.
Rispetto al tracciato d’andata, l’acqua del fiume è ben lontana, giù nella vallata e per niente visibile, ricompare nell’ultimo tratto, quando con dei tornantelli si deve giungere al ponticello dell’andata, indi alla malga, e infine parcheggio.
La gita risulta particolarmente leggera e adatta a tutti, famiglie con bambini comprese, dal parcheggio, con passo normale, qualunque lato si scelga (bivio del ponticello), il tempo di percorrenza è di circa un’ora… un’allegra sgambata che porta a un’incontaminata e spettacolare cascata.