Siamo un popolo di formiche, che accumula capitale senza reinvestirlo e che è mediamente soddisfatto della situazione: questa è la sintesi che emerge guardando alle indagini sul comportamento dei risparmiatori italiani, che continuano a preferire il tradizionale conto corrente.
A quanto ammonta la quota di capitale accumulato e parcheggiato dagli italiani su conti corrente e conti di deposito? La risposta arriva da una recente analisi del mercato del risparmio nel nostro Paese, che ha quantificato la somma in 1.500 miliardi di euro, vale a dire quasi il 30% di tutta la ricchezza italiana.
Accumulare risparmio è una strategia? Se questo è il numero “crudo”, differenti sono le interpretazioni degli analisti, che da un lato considerano naturale il ricorso a sistemi finanziari prudenziali, visti i fatti di cronaca degli ultimi anni, compresi i guai che hanno interessato gli italiani che possedevano obbligazioni subordinate in molte banche dello Stivale. Dall’altro lato, però, non manca chi reputa questi soldi “risparmi infruttiferi” che le famiglie italiane non investono, puntando il dito sia sulla forte avversione al rischio che sulla carente cultura finanziaria che continua a contraddistinguere il nostro Paese.
Il costo dei conti corrente. Secondo questa seconda linea di pensiero, è illusorio pensare che la scelta del fermare capitale sia totalmente priva di costi e di conseguenze negative: se infatti sul breve termine lasciare una parte dei risparmi nei conti correnti rappresenta una opzione saggia, sarebbe comunque bene non “esagerare” con la liquidità. Anche perché, sottolineano gli esperti, dopo le ultime crisi bancarie il costo complessivo medio annuo di un conto corrente in Italia è aumentato del 13%.
Sospiro di sollievo. Certo, anche in questo caso esistono delle alternative vantaggiose: nel panorama del Web, ad esempio, spicca l’offerta di Ing Direct e del suo Conto Corrente Arancio, che continua a proporsi come conto corrente online pratico, conveniente e redditizio, rappresentando un approdo importante per chi vuole salvare i propri risparmi.
Risparmio, una necessità. Un’esigenza, questa, che continua a predominare a livello nazionale, come certificato da uno studio della Banca d’Italia che sottolinea come, dopo la crisi economica, è in continuo aumento la percentuale di abitanti che ritiene “opportuno” risparmiare soldi. E oggi, a distanza di anni, sembra anche in crescita la quota di quanti si dichiarano soddisfatti dei risparmi accumulati.
Sale la soddisfazione sui risparmi. L’indagine internazionale sul Risparmio realizzata dal dipartimento Consumer Economics ING, condotta coinvolgendo 15mila consumatori in 15 Paesi, ha infatti osservato l’impennata del 7% di persone che si dicono “soddisfatte” o “molto soddisfatte” dei propri risparmi, che così arriva a raggiungere il 24% del totale, pur restando ancora molto al di sotto della media europea, che è stabile al 32%. E la necessità di accantonare nuovi risparmi continua ad essere particolarmente sentita in tutta Italia, come confermato dal 50 Rapporto CENSIS che rileva come più di un italiano su tre, se disponesse di risorse economiche aggiuntive, si orienterebbe sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza.
Come investono gli italiani. Questa inclinazione trova conferma anche nelle scelte fattuali dei risparmiatori italiani: più del 60% degli intervistati ha infatti ammesso di possedere somme di denaro investito in conti di deposito, mentre solo un 20% si è “fidato” di strumenti più rischiosi, come le azioni (nel portafogli del 15% del campione) o ancor meno di investimenti alternativi, ritenuti poco affidabili.
Vince il mattone. D’altra parte, l’Italia è ancora la terra del “mattone”, e difatti il 30% delle persone ha affermato di possedere immobili diversi dalla prima casa, che quindi rappresentano ancora la seconda fonte di investimento di capitale, superando metalli preziosi come oro e argento o l’acquisto di quote di fondi comuni e obbligazioni.