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La leggenda del Catinaccio

by Laura C.
Le Dolomiti sono una delle mète più amate non solo del turismo estivo ma anche di quello invernale che qui trova splendide piste, paesaggi mozzafiato e strutture incantevoli; le leggende che si narrano sono molte, una, bellissima, racconta la vicenda dolce-amara di Re Laurino, la figlia Ladinia e il bel Latemar.

Se avete voglia di sognare e tuffarvi in un mondo di nani e magia, vi consiglio di accomodarvi e godervela fino in fondo.

C’era una volta…

… dove si trova il Catinaccio, una distesa di rose in cui vivevano Re Laurino, Ladinia (la figlia) e tanti tanti nani che serenamente e con gioia vivevano godendosi la vita nella natura, assaporando giorno dopo giorno la bellezza dei fiori; era un luogo allegro e felice, i nani erano lieti del loro Re e lo seguivano con ammirazione e fedeltà.

Accadde un giorno che Ladinia vide Latemar, gli occhi di lui la rapirono e lei, improvvisamente, non trovò più così bello vivere con il padre in quel regno incantato; si agitava, la sua serenità sembrava persa per sempre, quel luogo le stava stretto e avrebbe voluto fuggire.

Ogni giorno, all’aurora, si recava sulla torre più alta del castello e invocava il sole con le parole: ”Sole, sole, vieni, eccomi alzata, infondimi la tua forza!”; non sapeva cosa fare, era combattuta tra il sentimento che sentiva per Latemar e la sofferenza che un suo gesto avrebbe causato al padre.
Un giorno però apparve all’orizzonte una sfera luminosa, una sfera di luce e calore che colpì il cuore della donna; il raggio dell’amore la sciolse, un canto d’amore sgorgò dalle sue labbra e il vento lo portò fino al Latemar. L’amato lo udì e preso il suo cavallo, corse verso la torre dove incontrò Ladinia e con lei si avviò verso l’altra montagna.

Re Laurino, non trovando più l’amata figlia, iniziò a vagare tra le rose e inquieto volle sapere la verità, conoscere la sorte di Ladinia; non capiva perché la natura, rigogliosa e festante attorno a lui non si fosse adeguata al suo dolore, non comprendeva come potesse essere così vivace e viva, ieri poteva esserlo ma dopo la scomparsa della figlia non avrebbe più dovuto!
Così, la natura, commossa dalla tristezza del Re, si unì al suo dolore e il vento le svelò la verità: “Ladina è andata sposa a un bel giovane, il principe deI Latemar”.

Il dolore di Re Laurino esplose in urla e gemiti, pianti e invocazioni: «Oh! mia Ladina, hai abbandonato tuo padre; tutto il mio bene eri tu. Invidio il vento che ti può incontrare ed il sole e la luna del cielo e le stelle che conoscono il tuo nascondiglio!».

Vagò tra le rose del giardino in preda all’angoscia e alla tristezza; la natura sembrava prendersi gioco di lui con la sua bellezza e il suo splendore mentre il suo animo era triste e affranto. Non poteva sopportare di vedere tanta beltà e, disperato, decise di porvi fine: “Che cali la tenebra e copra i vividi colori di queste rose, di giorno e di notte, e il bel canto si faccia muto!”.

Dopo il sortilegio, tutto cambiò, la vita lasciò spazio alla morte, la rigogliosità delle rose cedette il passo alla triste aridità della roccia; dal quel momento, solo il bagliore rosato dell’alba e del tramonto avrebbero restituito un po’ di colore al quel luogo fino a poco tempo prima sereno e incantato.

Quella luce porporina è l’enrosadira, il magico colore che illumina la montagna nei crepuscoli sereni e lascia senza fiato chi la osserva.

Se doveste recarvi in vacanza ai piedi delle splendide Dolomiti, non dimenticate all’approssimarsi della sera, di guardare il Gruppo del Catinaccio, ripensando con tenerezza a un povero Re che per il dolore di aver perso la propria figlia trasformò in pietra quel che prima era uno splendido paesaggio; attendete di vedere quella luce meravigliosa e lasciatevi trasportare in un mondo scomparso fatto di sogni e di magia.

 

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