Palma di Montechiaro è stata fondata da due personalità, Tomasi e De Caro poi, passo ai Tomasi di Lampedusa e proprio qui, in quello che divenne poi un centro agricoli si svolse la vicenda che coinvolse Isabella Domenica Tomasi, suora del monastero benedettino che passerà alla storia come Maria Crocifissa della Concezione.
La donna, figlia del duca Giulio Tomasi, entrò in convento appena quattordicenne e, il suo destino sembrava già segnato per via degli strani fenomeni che si verificavano in sua presenza; non era infatti inusuale che attorno a lei si spandesse del profumo miracoloso, non utilizzando nessuna fragranza, non sarebbe dovuto accadere, di fatto, dal suo corpo, sia prima che dopo la morte, lo si continuò a percepire.
Il fatto più strano è riconducibile però a una lettera che il diavolo voleva scrivesse e firmasse di suo pugno mentre la suora era intenta a scrivere al suo confessore; non si trattava naturalmente di una missiva di pace ma le richieste del demonio erano tali da meritarsi un diniego della suora che, firmando, avrebbe fatto risultare sue le parole dettate dal demonio.
Deciso a ottenere quel che voleva, il diavolo si decise a scriverla a modo suo… il risultato fu una missiva sconclusionata e incomprensibile (i caratteri paiono simile a quelli arabi e aramaici) anche per la suorina che ricevuta la lettera per apporre la sua firma, riuscì a beffare il maligno scrivendo, un più divertente “ohimè”.
Di quella lettera, nulla è comprensibile tranne due cose, la scritta di Maria Crocifissa e la data.
Ora è possibile ammirare quella che è quindi conosciuta come la “lettera del diavolo” proprio all’interno del monastero, nella cella della Beata.
Proprio alla suora si ispira la figura della beata Corbera contenuta ne “Il Gattopardo”, opera scritta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.