Per questo “Sabato in poesia” ho scelto Il canto d’amore, una poesia di Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicky.
Nato a Roma, figlio illegittimo di un ufficiale borbonico, prima di stabilirsi a Parigi vagò a lungo tra la Francia e L’Italia.
Conobbe grandi artisti come Picasso e insieme, nel 1911, condivisero una quanto mai originale esperienza, furono infatti accusati di aver rubato “Gioconda”; incarcerato, fu in seguito prosciolto dall’accusa.
Le sue frequentazioni parigine includevano però anche Giuseppe Ungaretti e Max Jacob.
Una curiosità, l’immagine che ho scelto di abbinare a questa poesia è un’opera di De Chirico che ha un titolo molto simile: Canto d’amore.
Non mi resta che lasciarvi alla lirica, sperando che piaccia a voi, tanto quanto è piaciuta a me.
Il canto d’amore
Ecco di cosa è fatto il canto sinfonico dell’amore
C’è il canto dell’amore di un tempo
Il rumore dei baci sperduti degli amanti illustri.
I gridi d’amore delle mortali violate dagli dèi.
Le virilità degli eroi favolosi erette come pezzi contraerei.
L’urlo prezioso di Giasone
Il canto mortale del cigno
E l’inno vittorioso che i primi raggi del sole hanno fatto cantare a Memnone l’immobile
C’è il grido delle Sabine al momento del ratto.
Ci sono anche i gridi d’amore dei felini nelle giungle.
Il rumore sordo delle linfe montanti nelle piante tropicali.
Il tuono delle artiglierie che compiono il terribile amore dei popoli.
Le onde del mare dove nasce la vita e la bellezza.
C’è là il canto di tutto l’amore del mondo.
4 commenti
Ottima scelta, molto suggestiva…
Solo una considerazione, dato il nome vero, ha fatto bene a crearsi uno pseudonimo!! ;)
Ahahah, hai proprio ragione, povero che nome… :D
una visione positiva in piena crisi del positivismo…
monica c.
Perfetta anche per questo periodo… forse :-)