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Sanctum, trama e trailer

by Laura C.
Ispirato a una storia vera, questa pellicola claustrofobica racconta la tragica avventura dello sceneggiatore Andrew Wight che, in una delle sue esperienze speleologiche, rimase intrappolato con 15 compagni all’interno di una grotta sotto il Nullarbor Plain, in Australia.

L’avvio è rapido e i bei paesaggi accolgono spettatori e protagonisti sull’isola della Papua Nuova Guinea; gli scenari sono affascinanti, la natura incontaminata attende solo l’inizio delle ricerche speleologiche all’interno di una grotta che risulta essere una delle più grandi al mondo, la Esa’Ala. Situata su un altipiano è interamente circondata dalla vegetazione e dalla foresta pluviale e nasconde, al suo interno, un enorme buco che si apre a strapiombo verso il centro della terra, un’inquietante grotta verticale sembra infatti essere stata creata per inghiottire gli scienziati.

Subacquei e speleologi qui stanno effettuando degli studi per riuscire a trovare un collegamento della grotta con l’oceano; la spedizione ha il compito non solo di confermare la teoria secondo cui tra cunicoli, grotte e mare si trovi una via di uscita, ma di trovarla e sperimentarla.

Capo della spedizione è il severo e deciso Frank McGuyre che, all’interno della grotta è circondato da una squadra di circa 15 uomini cui presto si aggiunge il figlio diciassettenne Josh, Carl Hurley (probabilmente uno dei finanziatori) e da Victoria, la fidanzata di Carl.

Che le cose non procederanno nel migliore dei modi si capisce fin dall’inizio, fin da quando un violento uragano sorprende il gruppo privandolo dei collegamenti con la superficie dove è dislocato un campo base operativo; il rapido tentativo di ritornare in superficie si rivela fallimentare e, le cose precipitano quando una frana ostruisce il passaggio, bloccando tutti all’interno della grotta.

Che fare?

A questo punto gli esploratori hanno una sola via di fuga: trovare la strada che collega il sottosuolo della grotta al mare… sempre che le loro ipotesi siano esatte.

McGuyre, pur in un continuo conflitto con il figlio Josh, si mette subito a cercare di capire cosa fare, il livello dell’acqua sottostante sale inesorabilmente e senza sosta, se non si trova l’uscita, la morte può essere considerata una certezza; la situazione è tragica e drammatica, strada facendo i componenti della spedizione vengono a mancare, tra un’immersione e un tratto di cammino, tra un anfratto e una ripida parete da scalare, la grotta pone continui ostacoli diversi e a tratti insormontabili.

Panico, inesperienza e testardaggine decretano la fine di alcuni di loro; McGuyre a tratti in modo rude, senza scrupoli e quasi da esaltato, procede conducendo il gruppo, finché un intoppo conduce alla morte anche Victoria, gettando Carl nello sconforto e facendo si che venga rapito da una rabbia cieca che lo porta ad allontanarsi dal gruppetto rimasto, portando con sé le scorte di ossigeno rimaste.

Chi non volesse leggere il finale salti queste righe.

Padre e figlio, in un’altalena di solitudine e collaborazione riescono a comunicare e riavvicinarsi; con la vita che vira verso il termine, per necessità l’uno dell’altro, per il confronto che riescono a darsi, ricompongono un rapporto distrutto e impossibile, ricalibrano punti di vista e concezioni di vita che sembravano non poter trovare un accordo. Capiscono, si aprono e risolvono i problemi.

Quando sembra che tutto stia andando per il meglio, a pochi metri dall’uscita, Carl torna in scena scontrandosi, non più solo verbalmente, ma anche fisicamente, con Frank; lo rende inoffensivo, lo ferisce a morte poi, raccogliendo le ultime forze fugge.

Josh che non vorrebbe abbandonare il padre appena ritrovato, seguendo le sue ultime volontà, lo aiuta a una morte più rapida risparmiandogli l’agonia poi, seguendo il percorso indicatogli guadagna l’uscita, non prima di essersi imbattuto nel cadavere di Carl.

Spettacolare, claustrofobico, tiene incollati allo schermo e, la consapevolezza che sia ispirato a una vicenda reale acuisce la drammaticità del racconto; la suspense, l’ambientazione tetra, i cunicoli a l’acqua che sale costantemente rendono l’atmosfera “pesante” pur mantenendo viva la speranza che prima o poi uno spiraglio di luce possa mettere fine alla sofferenza dello stordimento e la mancanza di certezze cui aggrapparsi.

Nonostante i decessi che accompagnano la pellicola, le scene di morti violente non si sprecano, la disperazione e il terrore che accompagnano gli attimi prima della fine sono più forti dei modi in cui la accompagnano; unica nota “stonata” è la raccapricciante scena in cui Victoria, per testardaggine perde la vita in un incidente terrificante.

Un film non imperdibile quello girato da Alister Grierson e prodotto da James Cameron in collaborazione con Andrew Wight che tutto sommato merita uno sguardo, premiando così la buona recitazione degli attori e la memoria dello speleologo Wesley C. Skiles.

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2 commenti

Luke 12 Aprile 2013 - 18:20

Grazie della dritta, dalla tua recensione mi dovrebbe piacere:)

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wp_809244 15 Aprile 2013 - 08:26

Grazie a te, a me è piaciuto, se ti capita, dagli uno sguardo ;-)

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