Con la Scuola di Chicago, con Meriam, Lasswell e Catlin Georg, si riprende l’elitismo italiano, in particolare Pareto che, se da un lato, voleva realizzare una sociologia come scienza positiva, in grado di indagare la realtà sperimentale mediante l’applicazione dei metodi che hanno fatto “le loro prove” in chimica, fisica e così via, dall’altro ripudia ogni complessa costruzione.
Pareto, ha elaborato una teoria dell’elite, consistente nella tesi secondo cui è una piccola minoranza di persone che conta e, in politica, è questa minoranza a decidere circa le faccende di governo; in quest’ottica la Scuola di Chicago definisce in chiave empirica la politica.
3 sono le direzioni lungo cui si sviluppa:
- impossibilità di unire la scuola elitista con la democrazia (Dahl ha una concezione poliarchica. Poliarchia: governo dei molti)
- approfondimento della definizione di potere di Lasswell:
rapporto casuale tra comportamenti oggettivi e soggettivi,
rapporto tra potere e scambio,
rapporto tra potere e organizzazione,
classificazione delle differenti fonti di potere - teoria generale e definizione di politica e, conseguentemente, il modificarsi delle azioni per quanto riguarda il potere.
Idee comuni erano quella del potere come chiave per esplicare in senso empirico i fenomeni politici individuali al di là delle forme giuridiche, e sganciare il concetto di politica dalla nozione di Stato.
Merriam considerava il potere come il concetto chiave per individuare i fenomeni della realtà politica e, non tutto ciò che era politica poteva essere “fatto” dallo Stato. E viceversa.
Sganciare la nozione di politica da ogni equiparazione di Stato fu uno dei suoi pensieri.
Indicò nel concetto di potere il concetto centrale per una società politica. Considerò la società come costituita da una pluralità di poteri corrispondenti alla lealtà degli uomini (a ciascun potere corrisponde una lealtà diversa) e diede importanza alla componenti simboliche (non c’è solo la razionalità).
Catlin si preoccupò di studiare la nozione di controllo dell’uomo sull’uomo e le motivazioni della ricerca del potere.
Lasswell si ricollegò a Pareto differenziandosi sulla concezione della nozione di potere. 2 sono i “punti” importanti: nel 1936 in “Politica: chi ottiene che cosa, quando e come”, rivide e corresse la definizione di elite di Pareto (l’elite nasce da una superiore capacità in un campo). Lasswell semplificò non fermandosi solo sulla capacità ma considerando il successo ottenuto; studiò i campi in cui dominavano alcuni valori:
- valore ricchezza (reddito, rapporto tra politica e ricchezza)
- valore deferenza
- valore sicurezza.
L’uno non esclude però l’altro.
L’elite è costituita da coloro che occupano le posizioni di vertice o dispongono della maggior parte di valori.ù
In Pareto il rapporto tra elite e politica non è immediato. Per Lasswell la politica non deve essere intesa in modo convenzionale ma come un complesso di funzioni che sono proprie della politica stessa e presenti in ogni epoca (studio funzionale).
Non solo le decisioni di chi governa, ma anche quelle di un operatore economico, di un’impresa, di un’organizzazione religiosa, possono essere politiche.