Scienza della politica
Il fallimento genera quindi spinte neoidealiste (o spiritualiste), ma anche la tendenza ad applicare i metodi comparativi agli studi delle istituzioni, nonostante le evidenti difficoltà di raccolta ed analisi dei dati.Siamo nel 1883 e Menger pubblica “Investigations into the Method of the Social Sciences: with special reference to economics” ponendo i rapporti ipotetico-deduttivi alla base dell’analisi economica.
Vilfredo Pareto, economista e sociologo è autore di opere di indubbio interesse quali “Corso di economia politica”, “Sistemi socialisti” e “Trattato di sociologia generale”; a lui deve essere riconosciuto il merito di aver differenziato le teorie logico-sperimentali da quelle non logico-sperimentali che, per quanto non sperimentabili, hanno comunque un elevato peso sociale.Nelle sue teorie, residui e derivazioni hanno un ruolo fondamentale e, comprenderne le differenze è essenziale per capire le ideologie che, secondo il pensiero dell’autore, sono composte dai residui che hanno una struttura relativamente costante, espressione di sentimenti e non di azioni logiche e razionali; le derivazioni sono invece variabili e manifestazione del bisogno di razionalità (per quanto possano nascere da un sentimento, devono comunque essere rivestite da ragionamenti logici o pseudo-logici).
Lo studio della storia, del passato, dei metodi di studio utilizzati nel corso del tempo, occupano un ruolo di primo piano nella stesura di Mosca; nei secoli, molti si occuparono di politica investigando però le arti attraverso cui si potesse acquisire e preservare il potere. Tra tutte le scienze sociali ve n’è una che deve tuttavia essere posta in una condizione di superiorità e considerata più “avanti” rispetto alle altre: l’economia politica, che considera i fenomeni isolatamente per coglierne però le leggi costanti.Tra le tendenze di fatti costanti, una appare evidente in tutte le società, da quelle più evolute, alle più semplici: la presenza di due classi, una governante e l’altra governata.
La prima classe monopolizza il potere e gode di vantaggi mentre la seconda, seppur in maggioranza, è quella costretta a subire le decisioni e le azioni più o meno lecite, più o meno legali, della classe governante.
Il termine “politica” deriva da politikós (politico), aggettivo di polis (Stato) e, per la cultura greca, stava a indicare scienza e arte, requisiti essenziali per non scadere nella tirannide; se per Platone il politico doveva curare gli affari della polis (da tenere perciò ben separati da quelli privati), distinguendo tra bene e male, Aristotele, seguendo le orme del maestro, dedicò ampio spazio allo studio della politica, basandosi sul presupposto che l’uomo, per sua natura tende al raggiungimento della perfezione, alla vita con gli altri e al compimento del bene.Come anticipato precedentemente fu però solo con Mosca che nacque la “scienza della politica”.