Il padel, sport derivante dal tennis, è sempre più amato anche in Italia, al punto che numerosi sono i centri che nascono per permettere di praticarlo secondo le regole.
Attrezzatura da padel e differenze con il tennis
Simile al tennis, prevede l’utilizzo di racchette e pallina.
Si utilizza una racchetta più piccola di quelle da tennis, con un piatto rigido (simile a quelle da ping pong), che in qualche modo ricorda un po’ i racchettoni da mare. Chiamata anche pala, non deve superare 45,50 cm di lunghezza e ha dei fori che la rendono un po’ più leggera.
La pallina è pressoché uguale a quella del tennis, il diametro varia da 6,35cm a 6,77 cm e il peso deve essere contenuto tra 56 gr e i 59,4 gr.
La pressione interna deve essere di 0,06 atmosfere in meno rispetto alla pallina da tennis.
Questa caratteristica consente rimbalzi leggermente inferiori e un controllo migliore nell’effettuare i colpi, dando vita a un gioco appena più lento.
Il colore, da regolamento, può essere solo bianco o giallo.
In questo sport, la pallina è sempre in movimento.
Invece, per quel che riguarda il modo di battere, nel tennis la pallina dopo essere lanciata in aria va colpita prima che tocchi terra, nel padel va fatta rimbalzare e colpita quando ha raggiunto circa il fianco del giocatore.
In entrambi i casi si batte in diagonale e, anche i punteggi sono uguali. Quattro punti così ripartiti: 15, 30, 40 e gioco.

La pala, racchetta da padel
Il campo da gioco
Un’altra differenza sta nel campo da gioco.
Entrambi sono rettangolari, nel caso del padel è un po’ più piccolo del tennis.
E’ lungo 20 mt e largo 10 mt, ma non solo, sono previste delle pareti che circondano il terreno, su tutti e quattro i lati, con due aperture all’altezza della rete.
Le due pareti poste sul fondo del campo sono area da gioco infatti, se la palla vi rimbalza contro, è ancora in gioco.
Questa è forse la differenza più grande e importante del padel.
Il terreno, può essere in cemento, calcestruzzo, sintetico oppure erba sintetica. Quello da tennis può invece essere in cemento, asfalto, erba e terra rossa.
Scopo del gioco ovviamente è far in modo che l’avversario non riesca a respingere la pallina.
Avendo però le pareti “giocabili”, si ha un’opportunità in più di recuperare.
Per questo motivo, la tattica prevede la presa della rete. Cosa significa questo? Vuol dire che una coppia di giocatori, attaccando, riesce a portarsi sotto rete, dove è possibile chiudere più facilmente il punto.
Gli avversari, in difesa, saranno costretti a effettuare continui pallonetti, cercando di far indietreggiare i primi, conquistando a loro volta la rete per poi chiudere il punto.
Proprio la novità delle pareti fu alla base della creazione di questo sport.
Breve storia del padel
Mentre in Italia è giunto nei primi anni 90′ andando via via crescendo, nacque in Messico nel 1969 grazie a Enrique Corcuera un milionario di Acapulco.
L’uomo, voleva costruire un campo da tennis nella sua abitazione ma, avendo poco spazio e una parete su cui spesso si divertiva con gli amici a farvi rimbalzare una pallina, decise di chiuderlo anche dall’altro lato. In questo modo poteva sfruttare anche le pareti.
Seppur nato in Messico, il padel cominciò a spopolare grazie alla Spagna ben cinque anni dopo.
Il principe Alfonso de Hohenlohe, amico di Corcuera, giocò da lui in Messico e volle imitarlo, portandolo di fatto nel suo regno, a Marbella e in Costa del Sol.
Giunse poi in Argentina. Il milionario Julio Menditegui lo vide in Spagna e lo volle nella sua patria, dove per altro è il secondo sport nazionale, secondo solo al calcio.
Avendo visto la luce in Messico, America Centrale, il suo inventore lo chiamò Paddle Corcuera.
All’interno del nome originale di questo sport si trova il cognome del creatore e il termine che indica il tipo di racchetta che si utilizza, a piatto solido.
Esportandolo poi in Spagna, gli spagnoli, con il vizio di tradurre tutto nella loro lingua, lo fecero diventare semplicemente Padel, termine che lo ha reso famoso e che continua a essere il suo nome.